La Stanza Gialla

Il titulus e la chiesa medievale


Le prime testimonianze dell’esistenza di un titulus di Prisca, vergine e martire sotto l’imperatore Claudio, risalgono al V secolo: si tratta di due iscrizioni funerarie, conservate nel chiostro della basilica di San Paolo fuori le Mura, nelle quali è menzionato un Adeodatus, presbyter tituli Priscae. Lo stesso titolo compare tra i sottoscrittori del sinodo del 499 e tra i firmatari del concilio del 595.
Del titulus Sanctae Priscae si tornerà ad avere testimonianza nell’VIII secolo: nel Liber Pontificalis sono ricordati interventi di restauro ad opera del papa Adriano I ed elargizioni di donativi da parte del suo successore Leone III.

A eccezione di elementi scultorei di arredo liturgico conservati nella cappella del Battistero e all’interno della cripta, non è stata finora individuata alcuna struttura muraria appartenente alla basilica paleocristiana. Agli inizi del XII secolo la chiesa di Santa Prisca fu interessata da una massiccia opera di ricostruzione. A questo intervento, fra il 1103 ed il 1105, risale il nucleo originario della chiesa attuale.

L’edificio, orientato parallelamente al pendio, utilizzò le preesistenti strutture murarie di epoca romana come fondazione sia dei colonnati, sia di due lati delle pareti. Di questa fase si conservano l’abside, parte delle pareti perimetrali, e le colonne che originariamente dividevano la navata centrale, ora inglobate nei pilastri di epoca barocca. Nel XV secolo, furono avviati nuovi interventi di restauro patrocinati dal papa Callisto III, volti in particolare al consolidamento dei colonnati mediante l’inglobamento delle colonne all’interno di un muro.

La chiesa barocca e la cripta

 

Il cardinale Benedetto Giustiniani, titolare della chiesa di Santa Prisca dal 1589, fu promotore di una radicale trasformazione della chiesa medievale sotto il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini. Una lapide accanto all’altare maggiore, ricorda i restauri eseguiti fra il 1599 ed il 1600, in vista del giubileo. L’architetto aretino Carlo Lambardi realizzò la nuova facciata, mentre il riassetto della zona presbiteriale, delle navate, e della cripta fu affidato a Domenico Cresti detto il Passignano, autore della pala d’altare (Battesimo di Santa Prisca). Ad Anastasio Fontebuoni o alla cerchia dei suoi aiutanti sono attribuiti due riquadri della zona presbiteriale (Santa Prisca fra i leoni e Papa Eutichiano che trasporta le reliquie di Santa Prisca).
La cripta, ubicata in corrispondenza dell’area presbiteriale, si compone di due ambienti tra loro perpendicolari, un vestibolo lungo e stretto e l’aula dell’altare, entrambi coperti da soffitti a volta. Nell’intersezione tra i due ambienti è posto un altare in marmi policromi, che fu qui collocato durante i lavori per il giubileo del 1600. Tre scalinate, chiuse in un secondo momento, collegavano la cripta al piano soprastante. Le pareti ed i soffitti della cripta, incluse le scalinate poste ai lati dell’altare, sono decorati da affreschi, attribuiti ad Anastasio Fontebuoni o alla sua cerchia, con episodi della vita di San Pietro e di Santa Prisca. Sulla parete di fronte all’altare è rappresentato il battesimo di Prisca ad opera di San Pietro, raffigurato nell'atto di attingere l'acqua lustrale dalla cavità centrale di un grande capitello. Nella prima cappella della navata destra della chiesa, è attualmente conservato un capitello scolpito, identico in forma e decorazione a quello dipinto nella cripta e databile probabilmente, in base all'analisi stilistica, al XIII secolo.

 


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