La Stanza Gialla

Le indagini archeologiche lungo via Marmorata sono state effettuate preventivamente ai lavori di riqualificazione della sede tramviaria, tra agosto 2008 e maggio 2009. Trattandosi di uno scavo urbano, i tempi della città non hanno consentito di indagare l’area per esteso; si è quindi valutato di effettuare saggi esplorativi localizzati, dove possibile in parallelo. Sono state messe in luce strutture murarie appartenenti a diverse fasi cronologiche: la più importante risulta essere quella di età traianea (inizio II sec. d.C.), testimoniata da un complesso di edifici a carattere commerciale. La stessa vocazione commerciale prosegue ancora in età tardo imperiale, durante la quale gli edifici furono più volte restaurati.
Durante lo scavo sono emerse una notevole quantità di anfore, contenitori di terracotta per il trasporto di derrate alimentari liquide (olio e vino). Proprio l'accumulo dei frammenti di anfore provenienti dalla piana dell'emporio ha permesso nel tempo la formazione del vicino mons Testaceus, dal latino testae (cocci), che ha dato il nome al moderno quartiere di Testaccio.

E' stato inoltre rinvenuto un dolio integro, disposto verticalmente a 2 metri di profondità dall’attuale piano stradale. Si tratta di un contenitore di grandi dimensioni (circa 60 cm. diametro dell’apertura).

Sull’orlo appare inciso il numerale 157 in caratteri latini (CLVII), mentre all’interno due grappe metalliche inserite in antico sono la testimonianza del restauro di una frattura. In un momento successivo il dolio, non più in uso, fu riempito da frammenti di anfore.
Nel periodo compreso tra il V e il VII secolo d.C., nonostante la drastica riduzione delle attività commerciali, l’area rimane frequentata soprattutto in relazione alla viabilità, che uscendo dalla porta Ostiense conduceva alla Basilica dell’Apostolo Paolo. Ai lati della strada si sviluppa l’area cimiteriale con testimonianze fino ad epoca medievale.
Sepolture, ad inumazione in fosse terragne e in anfora (enchytrismós), furono rinvenute negli strati di abbandono, quando le strutture antiche erano ormai in disuso e in buona parte distrutte.

I reperti archeologici restituiti dallo scavo permettono di ampliare il periodo di frequentazione dell'area per un arco cronologico quasi ininterrotto di diciassette secoli, dalla fine del I sec a.C. al XVII secolo.

 


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